L’esenzione dall’IMU delle scuole paritarie ha riacceso un dibattito ormai antico: l’affidabilità delle scuole paritarie rispetto a quelle statali, e il senso dei loro costi per lo Stato. Il Ministero dell’Istruzione (Miur) ci dà dati utili per capire qual è la realtà: in Italia, il 74,6% delle scuole totali è costituito di scuole statali, 56.789 unità che accolgono l’87,6% degli alunni. Le scuole paritarie sono il 24,1%, 13.670 unità. Di queste, circa 8000 (il 41% delle paritarie totali) sono scuole dell’infanzia, 1500 le primarie, quasi 700 le secondarie di primo grado e circa 1500 le secondarie di secondo grado. Gli alunni che frequentano le paritarie sono il 10% della popolazione scolastica totale, che in tutto è 8.960.000 unità.
A seguito della legge 62/2000 (che ha riconosciuto la parità a tutte le scuole private purché in linea con determinati requisiti fissati dalla legge stessa) è stato assegnato alle scuole paritarie un contributo finanziario che nell’anno 2006 ha raggiunto il suo apice, circa 530 milioni di euro, e poi è stato sistematicamente messo in discussione dalle successive leggi finanziarie con tagli rilevanti (oltre il 45%), scongiurati, solo in parte, dalle proteste di alcune associazioni di famiglie, scuole ed enti gestori. Nel Quaderno “La scuola in cifre 2009-2010”, (qui se il pdf non si apre) curato dalla “Direzione Generale per gli Studi, la Statistica e i Sistemi informativi del MIUR”, si legge che in Italia uno studente che assolve l’obbligo d’istruzione nella scuola statale (sino ai 15 anni) senza esser ripetente e frequentando la scuola materna (13 anni di scolarità) costa circa 88.700 euro; il costo per i diplomati di scuola secondaria di II grado (16 anni di scolarità) raggiunge i 109.420 euro. Per i ripetenti tra essi, il costo sale di oltre il 6%. Le risorse destinate nel 2009 alla scuola statale ammontano a più di 54 miliardi di euro.
Riassumendo i dati suddetti, si può dire che, se si desse alle scuole paritarie la cifra che a esse spetterebbe in base alla percentuale dei suoi iscritti (il 10%), il contributo dovrebbe ammontare a oltre 5,4 miliardi di euro, dieci volte in più di quanto viene riconosciuto attualmente (circa 530 milioni). Sul bilancio totale dell’istruzione la scuola paritaria rappresenta, infatti, meno dell’1%. Quindi, non solo la scuola paritaria costa allo Stato meno dell’1% di quella statale, ma serve ben più alunni di quanto i contributi a essa concessi coprano: il 10% del totale. Allo Stato ogni alunno di scuola paritaria costa annualmente 584 euro nell’infanzia, 866 euro nella primaria, 106 euro nella scuola secondaria di primo grado, 51 euro nella secondaria di secondo grado. Invece, la spesa per studente delle istituzioni scolastiche pubbliche si attesta nel 2009 a 6.351 euro per la scuola primaria, 6.880 per la secondaria.
A conti fatti, dunque, l’esistenza delle scuole paritarie garantisce allo Stato un risparmio annuo di oltre 6 miliardi di euro, che è quanto spenderebbe se tutti gli alunni che le frequentano passassero alla scuola statale. Molti sostengono che il Governo toglie risorse alla scuola statale per darle alla scuola privata; è l’esatto opposto, cioè lo Stato, con le risorse date alla scuola privata, risparmia su quanto dovrebbe spendere per le risorse che dovrebbe dare in più a quella pubblica. Nel 2010 la rivista specializzata di settore Tuttoscuola ha calcolato che lo Stato risparmierebbe oltre 500 milioni di euro l’anno se aumentasse di 100 milioni i contributi alla scuola paritaria, consentendo a più famiglie di sceglierla (ogni euro investito nella paritaria renderebbe allo Stato 5 euro di risparmio).